IL NOSTRO COMPRENSORIO

Il Monte Tifata è il rilievo montuoso (602 m.) che sovrasta le città di Capua e di Sant’Angelo in Formis (CE). Appartenente alla catena dell’antiappennino campano, sul confine nord della pianura campana, il monte Tifata, prende il nome dalla parola osca tifata che significa leccio, poichè i suoi pendii, nell’antichità, erano completamente ricoperti da boschi di lecci secolari e popolati da una ricca fauna di mammiferi di piccolo, medio e grosso taglio. I monti Tifatini sono delimitati a nord dal fiume Volturno che li separa dall’appennino sannita, hanno una forma d’arco di falce con manico e vanno dalla collina di Sant’Jorio, vicino al Volturno, fino a Cancello Scalo e comprendono i comuni di Capua, San Prisco, Casapulla, Casagiove, Caserta, Castel Morrone, Maddaloni, Valle di Maddaloni, Cervino, Durazzano, Arienzo, San Felice a Cancello e Cancello Scalo.
La storia dei monti Tifatini è ricca di aneddoti che si protraggono e si intrecciano, sin dall’epoca romana: fu sede di templi e santuari dedicati sia a divinità pagane che a santi cristiani. Infatti il più antico tempio, ivi edificato, fu dedicato a Diana Tifatina, poi quello edificato in tarda età repubblicana, dedicato a Giove Tifatino. Si racconta anche che Annibale, il generale africano, si stanziò sul monte Tifata e da lì decise di far costruire l’omonimo ponte sul fiume Volturno. Tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo dopo Cristo, i Longobardi edificarono sulle rovine del tempio di Diana una chiesa dedicata all’Arcangelo San Michele, al quale erano molto devoti. Sulla sommità del monte, successivamente, fu costruito un santuario dedicato a Sant’Agata, patrona di Capua, ma non si conosce l’epoca della sua costruzione. Su una cima più bassa, denominata San Nicola fu costruita una chiesetta dedicata al santo. Sulla cresta occidentale del monte sono ancora ben visibili i resti di un eremo che, nel medioevo, fu abitato da un eremita, poi proclamato santo. Ovviamente le vicissitudini della storia del monte Tifata, non finiscono qui: vi si insediarono i Normanni, poi i monaci benedettini, poi i Borbone, poi Garibaldi, ci fu addirittura una cruenta battaglia durante la Seconda Guerra Mondiale, tra i tedeschi e le truppe alleate. Il pregio ambientale è confermato dall’istituzione di ben 3 Siti di Importanza comunitaria, in accordo con la direttiva 92/43 CEE “Habitat”: il SIC “Monte Tifata”, (IT8010016), il SIC “Bosco di San Silvestro” (IT8010004) e il SIC “Fiumi Volturno e Calore Beneventano” (IT8010027). Il SIC Bosco di San Silvestro coincide in parte con l’Oasi WWF omonima, mentre tra le anse del Volturno è stata costituita l’Oasi Lipu “Le Salicelle”. La zona è ad elevato impatto antropico (insistono circa 200.000 abitanti), è percorsa frequentemente da incendi ed è sede di coltivazione di cave di calcare.

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